Parole veraci Gualtiero Schiaffino (1943-2007) è stato un personaggio estroso: editore, scrittore e anche assessore provinciale. Una delle sue ultime idee era di individuare 100 parole della zeneixitæ (chiamiamola così la “genovesità”). Ecco quelle scritte di suo pugno. Çiöto, che vuol dire cerotto, ma si usa per indicare uno sporcaccione; mogógno, arte in cui i genovesi sono maestri; alantô, allora, di schietta origine latina, ma non usata in città; anchîze, l’incudine dei fabbri; angæzo, termine generico per cianfrusaglia ma che può essere riferito alle persone; tanàrdo, parola registrata per zotico, rozzo, ma usata per uno che capisce poco; bertoêla, i cavolini o broccolini per indicare uno stupidotto; scignorîa, il saluto di rispetto; berödo, il sanguinaccio che non a tutti piace; ratìn, topolino, complimento vezzoso per i bambini piccoli; polìn pulcino che desta tenerezza; ravàtto, bazzecola: arnese vecchio di poco pregio; ascidiòu, infastidito, nauseato; ròuzo, di malumore come i bambini assonnati che stentano a dormire; inbàtto, il riflesso del sole su superfici chiare; genâse, essere in soggezione; nasidöro, bellissimo per l’italiano accidenti; tortaieu, a scuola i come imbuto, ma in genovese comincia per t; invexéndo, confusione di gente; resâto, proprio un gran spavento; lanbardàn, uomo grande e scipito; abelinòu, che ha le cinque vocali a, e, i, o, u ordinate; de d’âto, su, di sopra; stramûo, trasloco, ma anche il travaso del vino; riânìn, parola che canta come un piccolo ruscello; càntia, cassetto magari per il pane; fâdétta, che al plurale è la sottoveste delle donne. A pöco pe vòtta s'é fæto Zêna Franco Bampi Tutte le regole di lettura sono esposte nel libretto Grafîa ofiçiâ, il primo della serie Bolezùmme, edito dalla Ses nel febbraio 2009. |