Falegname 2 Il trapano a mano da bancâ (falegname), quello composto da un pomo nella parte superiore e da una piega ad U per imprimere la rotazione, è detto virabrichìn (menarola o girabacchino). La punta sottile per forare i metalli o il legno è detta méscia (saettuzza). Come è accaduto in altri casi (ad es. con tàggia che è la carrucola, ma per tutti ormai è la corda per stendere i panni) il virabrichìn è anche detto méscia. Altri oggetti indispensabile per i bancæ sono i ciöi (chiodi). Ve ne sono di vario tipo: la stachétta (bulletta) dalla tésta (capocchia) larga, l’agûo (chiodo) il classico ciöo da bancâ con tésta piccola, il cancæto (arpione) ciöo fatto a L e usato per appendevi ciò che si desidera, l’eugétto (occhio) un ciöo che termina con un anello. I ciöi si piantano col martéllo e si estraggono con le tenàgge (tenaglie). Per far sprofondare i ciöi in modo che non spunti la tésta si usa uno strumento cilindrico detto casaciödi (cacciatoia). Il mazzuolo di legno, il cui uso tipico è quello di battere sullo scöpéllo (scalpello), è detto masêua; si ricordi che maseu, al maschile, è il mazzuolo di ferro usato per scolpire la pietra. Altri strumenti del bancâ sono la lìmma (lima) e soprattutto la ràspa. Importanti infine sono le morse necessarie per tenere fermo il pezzo da lavorare: a seconda della misura sono dette mòrscio (morsa), morscétto (morsetto) e sargénte (sergente), morsa regolabile che può essere anche lunga fino a due metri. Pe fâ ’n pertûzo co-o virabrichìn bezéugna gjâ a manéggia Franco Bampi Tutte le regole di lettura sono esposte nel libretto Grafîa ofiçiâ, il primo della serie Bolezùmme, edito dalla Ses nel febbraio 2009. |