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Inderê
Gazzettino Sampierdarenese
Anno XXXV - N. 3 31 Marzo 2007

Paròlle de Zena

Falegname

Nel ligure medievale si diceva bancalarius che per troncamento divenne bancarà e quindi, per caduta della r, bancâ (falegname). Un suo attrezzo è il ciunetto (pialletto), diminutivo di ciunn-a (pialla), che serve per ciunâ (piallare) e che se è grosso si dice ciunassa (piallone). Se il legno va lavorato con maggiore attenzione si usa lo scöpéllo (scalpello) oppure la sgorbia, parola identica all’italiano ma con la o pronunciata u. Il cacciavîe (cacciavite) serve per inviâ e vîe (avvitare le viti: avvitare è meglio di invitare), magari avendo preparato il foro con la verinn-a (verrina). E foro o buco in genovese si dice, a seconda della zona, in tre modi differenti: pertuzo, beuggio e garbo. Il trapano, che i pertuxi li fa, si traduce trapàn, al plurale trapoén. Indispensabile è la særa (sega): quella tipica del bancâ, di forma trapezoidale, si chiama soracco (saracco). Quando ha la costola rafforzata per evitare che si pieghi e avere quindi maggiore precisione, è detta pêtenìnn-a, mentre quando è sottile da potersi infilare nei buchi per segare il legno dall’interno ha il nome espressivo di coa de ratto (coda di topo). Segnalo che o dentaieu (la licciaiola) è quello strumento che serve pe fâ a stradda a-a særa (allicciare la sega, piegare i denti leggermente in fuori). Curioso infine è il lapi da bancâ (lapis o matita da falegname, detto rigorosamente senza la s finale) che è piatto, di colore esterno rosso e che i bancæ mettono derê a-e oege (dietro gli orecchi) per averlo sempre a portata di mano.

Quande un pòpolo o no s'incalla ciù a difende a seu lengoa o l'é pronto pe-a scciavitù (Rémy de Gourmont)

Franco Bampi

Le regole di lettura sono reperibili nel Gazzettino di aprile 2006 e all’indirizzo Internet http://www.francobampi.it/zena/mi_chi/060429gs.htm.

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