Reti da pesca Pescatore in genovese si dice pescòu (pl. pescoéi). Il pescòu indossava un caratteristico berretto blu col ponpon rosso detto gàzzo. Il peschereccio si traduce con una locuzione: bàrca da pésca. L’attrezzo più importante è la ræ (rete), ma attenzione! retata si dice câa, da cui anâ in câa (andare a pescare). Varie sono i tipi di ræ per i diversi tipi di pesca. Una delle più conosciute è la nàssa, cesta in cui è facile entrare ma impossibile uscire. Anche il bertælo (bertuèllo) è una specie di nàssa mentre il gàngano (gàngamo, gàngano) è la vangaiola usata per prendere gànbai (gamberi). Per prendere le arsélle si usa l’arselòu (arsellaio, tellinaro) che è un rastrello con rete da passare sul fondo. Per le anciôe (acciughe) si adopera la manâte (manaide) o lo spión (spigone) una rete quadrata. Il salâio (cerchiaia) è una rete a sacco con apertura circolare; il resàggio (giacchio) una rete tonda che gettata si chiude nell’arrivare sul fondo. il trémagio o trémaxo (tramaglio) è ancora un altro tipo di rete, mentre la sciàbega (sciabica) è la rete per andâ a casàixe (pesca a strascico). Il pâmito (palàngaro, palàmito) è corda da cui pendono lenze, mentre pescâ a-o bolentìn è la pesca a lenza morta, senza canna. Il brumézzo è l’esca, puzzolente a dire il vero, per richiamare i pesci. Chiudo ricordando la tonæa, la tonnara per pescare i tonni, un tempo numerose e ora quasi del tutto scomparse. Séi li co-e vòstre còrbe e con e nàsse / co-î trémaxi co-ê ræ sórvia i riseu Franco Bampi Tutte le regole di lettura sono esposte nel libretto Grafîa ofiçiâ, il primo della serie Bolezùmme, edito dalla Ses nel febbraio 2009. |