Vocali aperte e chiuse In italiano esistono parole che si scrivono allo stesso modo ma che hanno pronunce diverse. La più famosa è “pesca” che, se letta con la “e” aperta, denota il frutto, mentre se è letta con la “e” chiusa indica la cattura dei pesci. L’ambiguità è dovuta alla lettera “e” che, pur avendo due suoni distinti, viene sempre scritta allo stesso modo. Il genovese, che è la lingua delle vocali, presenta molti esempi di questa ambiguità, sia per la “e” sia per la “o”, che la grafîa ofiçiâ risolve con opportune accentazioni. Per la vocale “e” – si denota con é il suono chiuso e con è quello aperto – si hanno le coppie: létto (il letto per dormire) e lètto (letto, voce del verbo lêze, leggere, talvolta anche lezûo); pésta (pesta, voce del verbo pestâ, pestare) e pèsta (la terribile peste); tésto (il tegame per cuocere la buonissima fainâ, farinata) e tèsto (un testo letterario, di scuola, ecc.). Maggiori i casi con la vocale “o” – si denota con ó ed ô è il suono corto e lungo della u italiana, e con ò ed ö quello della o – eccoli: pôso (polso) e pöso (raffermo), côro (corro, voce del verbo corî, correre) e cöro (coro a più voci); tócco (sugo di carne e tocco, voce del verbo tocâ, toccare) e tòcco (pezzo); pósso (pozzo) e pòsso (posso, voce del verbo poéi, potere); bótte (botte per il vino) e bòtte (botte, percosse); córpo (colpo) e còrpo (il corpo umano, ecc.); e lasciatemi concludere, un po’ irriverentemente, con sótta (sotto) e sòtta (sterco animale di forma piatta). Moæ! Càcime ’n tòcco de pàn co-o tócco! Franco Bampi Tutte le regole di lettura sono esposte nel libretto Grafîa ofiçiâ, il primo della serie Bolezùmme, edito dalla Ses nel febbraio 2009. |