Le noci La parola nôxe (noce) è identica anche al plurale. La forma nôxi (noci) è un italianismo. In realtà restano invariati nel plurale tutti i sostantivi femminili che terminano con la e: lûxe (luce/i), vôxe (voce/i), néutte (notte/i), ciâve (chiave/i), bótte (botte/i), e via discorrendo. Il mallo, l’involucro verde che ricopre il guscio delle noci, è detto ròlla; per questo rolâ o derolâ e nôxe significa smallare le noci. Il guscio della noce è detto scòrsa o sgùscia da nôxe; al suo interno è contenuto il seme o gheriglio che in genovese si chiama gælo. E gælo è anche ognuno dei due mezzi gherigli o spicchi in cui è divisa la noce. La pellicina che ricopre il gheriglio e che si stacca con facilità quando la noce è fresca è detta pélle. L’anima interna, quel tramezzo legnoso e pieghevole che penetra tra i gæli, si chiama lùggio. Per mondâ, desgùscia oppure sciacâ e nôxe (sgusciare o schiacciare le noci) si usa lo sciacanôxe (schiaccianoci). La nôxe péia è una noce vuota, la nôxe bécca è quella di qualità scadente nella quale il lùggio è così legnoso e attaccato alla scòrsa che non si può trarre il gælo se non a menìssi (pezzetti). Più comoda è la nôxe sciacæla (noce gentile) perché ha la scòrsa che si rompe facilmente colle mani. E non posso finire senza ricordare la squisita sàrsa de nôxe (salsa di noci) per condire i nostri pansöti e la tradizione, ormai quasi persa, del dinâ da nôxe, il regalo che i bitegæ (bottegai) facevano a Natale a-e bónn-e cazànn-e (ai buoni clienti). Pàn e nôxe mangiâ da spôze, nôxe e pàn mangiâ da càn Franco Bampi Le regole di lettura sono reperibili nel Gazzettino di aprile 2006 e all’indirizzo Internet http://www.francobampi.it/zena/mi_chi/060429gs.htm. |