I parenti
Pænte, paénte, parente denota chi è legato a noi da un vincolo di sangue. I parenti più anziani sono il mesiâvo (messer avo, nonno), o mesiâo, e la madonâva (madonna ava, nonna) o madonâ resa celebre dalla canzone Ma se ghe penso. Qualche fortunato può avere conosciuto il bisnònno, talvolta detto in modo curioso sbinònno. I genitoî (genitori) son quelli più vicini: il poæ (padre) e la moæ (madre). E così li chiamavano i genovesi veraci, rifuggendo gli italianismi papà e mamà, pure usati da Martin Piaggio. Con le parole poiegno e moiegna si indicano il patrigno e la matrigna. I fìggi (figli) tra loro sono fræ (fratello) e seu (sorella). I fræ e seu dei nostri genitoî sono per noi bàrba (zio, plurale bàrbi) e làlla (zia). Per i nostri nonni e i nostri zii noi siamo il nêvo (nipote maschio), di cui segnalo il curioso diminutivo neétto (nipotino), e la nessa (nipote femmina). Il fìggio do bàrba (figlio dello zio) è nostro coxìn (cugino) o, come talvolta si sente dire fuori Genova, côxo. Quelli che si uniscono in matrimonio (spozòu, lo sposo, spozâ, la sposa, spozoéi, gli sposi) diventano màio (marito) e mogê (moglie). I genitoî del consorte sono il sêuxoo e la sêuxoa, mentre noi per loro siamo il zénou (genero) o zénne e la nêua (nuora). Chi ci ha battezzato diventa nostro poìn (padrino) e nostra moìnn-a (madrina) e noi siamo il loro figiòsso (figlioccio). Chi non si sposa resta fantìn (scapolo); in molte famìgge (famiglie) era presente la cara figura della làlla fantìnn-a (zia rimasta nubile). Chi veu vîve e stâ sàn da-i parénti stàgghe lontàn Franco Bampi Le regole di lettura sono reperibili nel Gazzettino di aprile 2006 e all’indirizzo Internet http://www.francobampi.it/zena/mi_chi/060429gs.htm. |